I racconti di Nalinka sono gratuiti, ma pur sempre tutelati dalla normativa sul Diritto d'Autore. Puoi salvarli sul tuo computer se lo desideri, stamparli od inviarli a qualcuno. Ma Nalinka ti chiede la cortesia di non pubblicarli altrove senza il suo esplicito consenso.
Generosi raggi di sole penetrano gioiosamente nell'aula, ma la voce monotona del
professore di storia rimane impenetrabile. Parla della rivoluzione industriale
inglese.
Con un'aria da presa per i fondelli Masha si china verso di me, e ripete a bassa
voce una frase senza vita. Faccio finta di ridere. In realtà è dall'inizio della
lezione che ho la testa altrove.
Con un'impazienza che cresce a dismisura guardo l'orologio che mi ha regalato la
mamma quest'anno. E' lo stesso che aveva ricevuto lei per i suoi sedici anni...
Ehi, ci siamo!
Suona la campanella!
Cerco di controllarmi, ma poi sussulto e mi lancio sulle scale scendendole due
gradini alla volta.
In un istante mi ritrovo fuori, in pieno sole.
- Aspettami! - urla Masha.
Lei sa bene perché corro.
- Ti aspetto - le rispondo - Ma tu sbrigati! -
Quattro settimane fa ho imbucato la mia lettera. Due settimane perché arrivi a
destinazione, altrettante perché la risposta percorra i km che ci separano.
La posta non tradisce mai!
... E LUI??
Le mie dite veloci riconoscono subito la sua lettera in mezzo a tutte le altre.
Tre volte più pesante, con più francobolli che spazio per appiccicarli.
E' la lettera del mio ragazzo.
Il mio ragazzo... ma lo è veramente?
Figuriamoci!
Stasera, a qualche migliaio di chilometri da qui, inviterà un'altra al cinema, o a
bere una bibita. E forse la prossima volta aspetterò la sua risposta una settimana
in più... magari anche due.
Quanto a me, stasera imparo a giocare a tennis.
E' alto, fisico sportivo. Un bel po' più vecchio di me, ha già finito gli studi
superiori. E' saggio, calmo. Mai una parola fuori posto, mai un gesto di troppo,
quando si mette dietro di me per mostrarmi i movimenti, e guida il mio braccio col
suo respiro sulla mia nuca.
E io mi animo di un'energia folle, cerco la bagarre, a cui lui si oppone solo con
una bandiera bianca.
Il mio bisogno di provocare si infrange sul suo sorriso paziente.
Ma dopotutto perché dovrebbe ispirarmi questo tipo?
Il ragazzo che mi ispira veramente annerisce di inchiostro pagine e pagine di
quaderno con la sua calligrafia maldestra, folle di entusiasmo per quello che
racconta, disegnando vignette per farmi ridere.
Certo che è proprio un po' coglione...
Ma guarda, un quadratino di carta più spessa cade dalla busta, e il vento cerca di
rubarmelo.
Finalmente!
Adesso ce l'ho. E' una foto passaporto.
Eh, sì. Sono proprio i tuoi occhi azzurri, quasi bianchi. E tu ne nascondi la
malizia sotto le tue ciglia bianche.
Ma io li conosco bene i tuoi occhi. Tanto illuminati di complicità quando ridiamo
insieme, quanto timidi, che frugano i miei, quando la tenerezza ci trasporta.
Ma io preferisco vederci ancora la sfida, i lampi di luce.
Con il cuore che palpita osservo il tuo viso.
La tua bocca... ma guarda! Si direbbe un tentativo di barba.
Come sei cambiato in questi sei mesi. Non hai più l'aria di un bambino.
Eppure le tue lettere sono uguali a prima.
Non so se ho voglia di vederti o se ne ho paura.
Le tue lettere si sono accumulate in fondo al mio comodino.
Tu mi hai fatto scoprire le tue molti anni più tardi. Nella tua stanza.
Dietro ad un libro di storia.