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Scegli uno pseudonimo se vuoi, e invia il racconto della tua Prima Volta a Nalinka. Marco Betteri lo ha fatto. Buona lettura...
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MANHATTAN (di Marco Betteri)
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I racconti pubblicati nel sito di Nalinka sono gratuiti. Puoi salvarli sul tuo computer se lo desideri, stamparli ed inviarli ai tuoi amici. Ma ricorda che sono pur sempre tutelati dalla normativa sul Diritto d'Autore, e che qualsiasi altro utilizzo di queste opere, in forma parziale o completa, necessita dell'autorizzazione esplicita in forma scritta degli aventi diritto.
Mi ricordo che erano cinque o sei anni che ogni sconosciuto che incontravo, ogni
faccia nuova su cui posavo lo sguardo rispondeva senza saperlo all'interrogativo
che assorbiva tutta la mia voglia di conoscenza, di sapere: "L'ha fatto? Ha fatto
mai sesso?". Mi sembrava la cosa più identificativa di un essere umano.
Persino individui che per non so quali motivi mi parevano insignificanti e non
apprezzabili riscuotevano tutta la mia invidia per la risposta positiva al test.
Poi ti capita che tra amici "ma tu..?" ..e io, cazzo quando te lo chiedono come
fai a dir di no?
E' stato come quando, anni prima, Nici, l'unico con cui ho mai fatto a botte, mi
chiese se avevo mai limonato. Potevo deluderlo?
E' così che incominci a comportarti come se lo avessi già fatto. E così anche papà
ci credette. Se la bevve, da non credersi.
Io continuavo a dividere il mondo in due categorie ferree. Chi sì e chi no.
E io no.
La cosa tragica era che il mondo credeva che invece io sì, e questo feriva il mio
bisogno di trasparenza e di sincerità. O iniziavo ad informare ogni mio conoscente
che contrariamente a quanto apparisse ero vergine di brutto, o bisognava che un
miracolo si imbattesse nel sottoscritto.
E il mio grado di imbranataggine giustifica ampiamente il termine miracolo.
Insomma soffrivo. A vedermi non si sarebbe neanche detto che non ci sapevo fare,
sembravo nella media, anzi di quelli svegli, cosa che aumentava il mio senso di
impotenza. Ma le cose andavano evolvendo. La prima vacanza con gli amici avrebbe
dato i suoi frutti e stavolta sarei tornato veramente cambiato da quel viaggio in
Sardegna. Finalmente avrei potuto guardar mio padre negli occhi e fare "come se".
La storia può essere raccontata così: la vacanza si stava rivelando il mio primo
successo personale. Chitarra alla mano riscuotevo consensi e sentivo aumentare le
probabilità di uscire dal Bronx.
Manhattan, aspettami.
Lei ,17 anni, sembrava una che era già di là. Luogo di incontro quei raduni tipo
falò , chitarra, spinelli eccecc. Lei si alza dal gruppo in pieno pomeriggio e in
stato di ubriachezza si dirige verso un bagno, io mi offro di accompagnarla
affiancato da un avvoltoio del gruppo... insomma che lei sceglie me per vomitare.
Mi sento onorato e penso stavolta è fatta.
Infatti il giorno dopo (non approfitterei mai di una donna ubriaca se non pratica
esplicite pesantissime molestie) nel tardo pomeriggio, ci avventuriamo su per dei
sentieri che staccavano un po' dal mare, in mezzo a grotte e rocce.
I dettagli non me li ricordo.
Non ho fatto in tempo a pensare "lo sto facendo" che l'avevo già fatto. Ero un po'
colpito dal fatto che la mia vita non fosse tangibilmente cambiata come credevo.
Per un po' ho avuto persino l'impressione che la gente mi guardasse come se non
l'avessi mai fatto. E' strana la gente. Dovessi dirlo direi caldo.
Ma pensavo , pensavo. Manhattan!
...MANHATTAN
La prima volta che ho desiderato tanto una donna è stato un bel casino.
Avevo ripetuto la scuola più volte ma la prima volta che mi son sentito bocciato,
mi ha bocciato lei.
Lei non sapeva che per me era la prima volta. Non in senso tecnico, ma era la prima
volta che andavo a letto con una donna che mi piaceva più di ogni altra.
Sai una di quelle donne che dici quella non posso averla?
Poi le donne son strane, si fissano, loro non sanno di essere irraggiungibili,
soprattutto se sono ancora ragazze, e tu ti trovi a pensare, pensare...
Manhattan?
Manhattan è sempre aldilà del ponte.
Eravamo in treno. Lei era bella. Quel bello che dai lo vedi, come le attrici.
Poi bionda , occhi azzurri, studiava filosofia, non le mancava niente.
Profonda sai, intellettuale, ma non quell'intellettuale erotico di brutto, quello
più sessantottino, rasserenante.
Com'è come non è le dico dai vieni a trovarmi, e lei mi si presenta davvero.
La sera stessa , o quasi.
Cinquecento gialla decapotabile , che a raccontarla sembra finta.
Mi sa che era il periodo che suonavo(?) il sax. E quindi iniziamo a frequentarci.
Non ricordo cosa ci dicevamo, ma parlavamo, sorridevamo, e bibì e bibò.
Io ero fidanzato da anni con la donna che mi aveva tolto la verginità. Non l'amavo,
ma stavamo bene, lei mi voleva bene, ma per questa qua avevo perso la testa.
La sindrome da "prima volta" rinverdiva alla grande. Non osavo dirglielo perché
dai, una poi ci resta male si spaventa, poi ti dice che ha sbagliato tutto eccecc.
Non ho mai capito perché si finisce per nascondere le cose più importanti.
Finii a letto con quella donna bellissima.
Per la prima volta una donna mi diceva "dai, facciamo l'amore" ... "non farti
aspettare"... cioè cose per me da brivido.
Ma io ero affaccendato, pensavo ad altro.
Manhattan.
Ce la fai, ce la fai mi dicevo.
Lei pensò che avessi deciso di lasciar perdere.
Io feci finta che andava tutto bene, che vabe', andremo meglio la prossima volta.
Credo che nel momento stesso in cui si accorse che ero venuto decise che io ero un mostro.
Il giorno dopo sul treno mi disse addio con un disprezzo che non posso dimenticare.
Manhattan mi manca, però.
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