Di tutte le storie che Lei aveva avuto - lunghe, meno lunghe, serie, semiserie -
l'unica di cui si ricordava tutte le date, tutte le ricorrenze, era proprio quella: la prima.
Bizzarro, non ne aveva mai fatto una questione di importanza, di precedenza, o di
durata; non le era mai interessato capire il perché quella fosse una storia
diversa, perché l'avesse sempre messa su di un altro piano rispetto a tutte le
altre, semplicemente l'aveva sempre considerata "la storia", e non si era mai
chiesta perché le date, così importanti in quella storia, in tutte le altre non lo
erano più. Ma certe cose, a volte, ripongono la loro importanza solo nel fatto di
pensarci.
La mente di Lei rotolava giù per pensieri in discesa, sempre più giù, sempre più
indietro nel tempo.
Fu così che, rotolando, incontrò quelle sere di nebbia, quei pomeriggi di pioggia,
grigi come la città in cui li trascorreva e, finalmente, la primavera. Avrebbe
voluto, a quel punto, rotolare ancora più giù, ma rimase così, come si sta alla
finestra durante un pomeriggio di pioggia: immobile.
Era primavera ed era di sabato. Ritrovò le stesse sensazioni e si immobilizzò: le
immagini erano tornate a quel 12 giugno di tanti anni prima, intatte, nitide, come
se non ci fossero state altre prime volte. A ben pensarci, anche con gli uomini che
erano venuti dopo di Lui, c'erano state altre prime volte, ma neanche per un attimo
andò con il ricordo ad una prima volta che non fosse quella di quel 12 giugno.
Da sotto il pergolato, la testa di Lui si girò e un viso tranquillo riempì il
quadro di quella terrazza. "Scusa, ma la tua moto..." DRIIIN. Il telefono
interruppe la frase, ma non l'atmosfera. Anche uno squillo così indiscreto non ce
la faceva. Tutto era OKAY. Lo sapeva, ma le venne di pensarlo proprio in quel
momento. Subito associò a quel pensiero il ricordo di Lui: il viso semplice, le sue
mani, il profilo perfetto. Ed era tutto OKAY.
Tutto si armonizzava perfettamente nell'amore che provava per Lui. Anche questo era
OKAY e niente in quel quadretto di terrazza, niente in quel pomeriggio di giugno,
avrebbe potuto rovinare quell'atmosfera, neanche il suono del telefono. Chiuse gli
occhi e si lasciò trascinare da tutta quella pace e pensò alla proposta di Lui, per
quella sera. Non era stata una proposta esplicita, si era parlato di una cena al
ristorante cinese (il solito loro, ormai una tradizione) pasticcini (cannoncini e
frolle alle fragola, i preferiti da Lei) e di Cartizze, senza dover dire quello che
entrambi sapevano che sarebbe successo.
E così, mentre pensava distesa sulla sdraio, si accorse che chiudendo gli occhi non
si chiudeva al mondo, ma si apriva alla vita. E quella volta non ebbe paura, perché
era tutto OKAY.