GIGANTI DEL MARE
Kaikoura, Nuova Zelanda. Lo Staff di Nalinka raggiunge la costa est della South Island per osservare i Capodogli (Phiseter Macrocephalus), gli odontoceti più grandi del pianeta.
Fig. 1 - Al termine della tipica sequenza di immersione, la pinna caudale del Capodoglio emerge completamente dall'acqua. La forza di gravità, applicata alla massa della coda, gli consente così di avere una considerevole spinta iniziale nella sua discesa.
Un canyon sommerso profondo più di 1000 metri, a sole poche miglia dalla costa. Questa insolita conformazione dei fondali rende le acque di Kaikoura (Nuova Zelanda) estremamente ricche di vita, facendone un luogo famoso in tutto il mondo per l'osservazione dei Cetacei. Proprio qui lo Staff di Nalinka ha incontrato i Capodogli (in inglese Sperm Whale), il più grande dei quali della ragguardevole lunghezza di 16 metri.
PERCHE' "SPERM WHALE"?
Il nome inglese del Capodoglio, come spesso accade per i grandi cetacei, trae origine dalle inaccorte osservazioni dei balenieri, molto più intenti a massacrare le balene che ad osservarle e studiarle da un punto di vista scientifico. La testa del Capodoglio contiene quantità ingenti di un olio biancastro, che agli occhi dei balenieri sembrò essere sperma. Più tardi, un'osservazione meno sommaria di questi cetacei portò alla luce il fatto che lo stesso olio biancastro era presente nella testa di individui di sesso femminile, escludendo quindi l'ipotesi che l'olio fosse realmente sperma. Nonostante ciò il nome inglese "Sperm Whale" è utilizzato ancora oggi.
Fig. 2 - Il Capodoglio ha iniziato la sua sequenza di immersione, ed inclina il dorso per arrivare successivamente ad immergersi pressoché verticalmente. CHI E' IL CAPODOGLIO
Il Capodoglio appartiene al sottordine degli Odontoceti, i Cetacei cioé dotati di denti. E' estremamente riconoscibile dalla forma della testa, che si estende per circa un terzo della sua lunghezza. Essa ha forma rettangolare se vista di lato, ed è abbastanza stretta se vista dall'alto. Il Capodoglio può raggiungere una lunghezza di 21 metri, ed un peso di 58 tonnellate. I valori medi sono intorno ai 15 metri ed alle 35t di peso.
Non ha una vera e propria pinna dorsale, che è sostituita da una caratteristica gobba. Altre ondulazioni di minori identità sono presenti sulla linea dorsale del capodoglio dalla gobba dorsale fino alla coda.
Fig. 3 - La gobba sul dorso del Capodoglio
Il suo sfiatatoio (uno solo, come in tutti gli Odontoceti), è situato in modo caratteristico alla sommità della testa, e leggermente spostato sul lato sinistro. Il suo soffio, di conseguenza, non viene proiettato perpendicolarmente alla linea della schiena come negli altri cetacei, ma bensì "sparato" più avanti e sulla sinistra dell'animale.
Fig. 4 - Il caratteristico soffio del Capodoglio. Se tu lo cavalcassi, vedresti il getto d'aria e di vapore svilupparsi davanti alla testa dell'animale con un'inclinazione a sinistra. UN APNEISTA INEGUAGLIABILE
Le abitudini alimentari del Capodoglio lo portano ad essere detentore del record di profondità raggiunta e tempo di immersione tra i mammiferi. Si nutre prevalentemente di calamari giganti, piovre e squali dei fondali. E' tutt'altro che inusuale per il Capodoglio raggiungere la profondità di 1000 metri e un tempo di apnea di un'ora, ma è capace di performance ben più prestigiose: 3000 metri di profondità e più di due ore senza respirare.
Fig. 5 - Un membro dell'equipaggio di Whale Watch Kaikoura ascolta i suoni di un Capodoglio in immersione attraverso l'idrofono.
Ma come fa il Capodoglio a resistere alla fortissima pressione a cui un corpo è soggetto a migliaia di metri di profondità? E come fa a "tenere il fiato" così a lungo.
Se consideriamo gli apneisti della nostra specie, le loro performance sono legati alla gestione di due fattori distinti: la capacità di "compensare" e la resistenza senza respirare. Il primo elemento, la compensazione, è la capacità di equilibrare la pressione esterna esercitata dall'acqua sul timpano attraverso la veicolazione volontaria di aria sul lato interno del timpano stesso, in modo che le due pressioni (interna ed esterna) si compensino. Tale tecnica impedisce che la membrana più preziosa per il nostro udito, il timpano, si deformi dolorosamente o addirittura si rompa. Il secondo elemento necessario all'uomo durante l'apnea, invece, è la migliore gestione possibile dell'ossigeno inspirato appena prima dell'immersione. A parità di fattori quali l'allenamento, il consumo di ossigeno legato ai movimenti, e le tecniche di respirazione pre-immersione, quanta più aria un apneista riesce ad immagazzinare nei propri polmoni prima di immergersi, tanto più a lungo potrà trattenersi sott'acqua senza respirare. Nei Cetacei, come prima differenza, il problema della compensazione è inesistente. L'evoluzione li ha condotti alla perdita dell'orecchio esterno, e a non soffrire la pressione a livello dei fori auricolari. Quanto ai tempi di immersione, invece, il loro adattamento alle condizioni acquatiche ha fatto sì che possano immagazzinare molto più ossigeno nei muscoli rispetto all'uomo ed in generale ai mammiferi terrestri. La molecola implicata nella conservazione dell'ossigeno nei muscoli si chiama MIOGLOBINA, e la quantità di mioglobina è uno dei segreti che permettono ai Cetacei incredibili performance di apnea.
I loro polmoni, inoltre, scambiano l'ossigeno contenuto nell'aria con il sistema sanguigno in modo molto più efficiente di quanto non avvenga nell'uomo. Per questo motivo, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, quando un Cetaceo si immerge porta con sé una quantità molto contenuta di aria nei polmoni, poiché l'ossigeno dei movimenti respiratori "pre-apnea" ha già raggiunto i muscoli ed i tessuti in quantità sufficiente da permettere lo svolgimento di tutte le attività richieste sott'acqua. Il Capodoglio, in questo senso, è solo il "recordman" di una schiera di stupefacenti apneisti.
Fig. 6 - Al termine della sequenza di immersione il Capodoglio è pronto per una vertiginosa discesa verticale. A CACCIA CON IL SONAR
Alle profondità in cui il Capodoglio si procura il cibo la luce non può penetrare, di conseguenza il senso utilizzato per localizzare le prede NON può essere la vista. Come molti altri Odontoceti, il Capodoglio usa la ECOLOCAZIONE per trovare gli animali di cui si nutre. Tale tecnica (e la fisiologia che ne rende possibile l'uso) consiste nell'emissioni di suoni da parte del Cetaceo e nell'ascolto dei segnali di ritorno. E' esattamente il tipo di meccanismo utilizzato nei sonar dei sottomarini. Il segnale di ritorno è univoco per il tipo di ostacolo incontrato, e permette al Capodoglio di sapere esattamente quale animale od oggetto si trova sul suo percorso.
I suoni emessi dai cetacei che usano l'ecolocazione sono dei "click". Essi divengono tanto più intensi quanto più l'animale si avvicina alla sua preda.
Fig. 7 - Il Capodoglio, come molti Cetacei, per secoli ha dovuto sfuggire all'uomo. E' solo da tempi molto recenti, e ancora non in tutti i paesi del mondo, che chi lo avvicina è armato solo di macchina fotografica e desiderio di conoscerlo meglio. DENTI MANSUETI
La storie della caccia alle balene è costellata di episodi in cui i grandi Cetacei venivano dipinti come potenzialmente aggressivi. Il Capodoglio, in questo senso, era noto come un animale molto combattivo, e particolarmente pericoloso poiché dotato di denti e non di fanoni (i fanoni sono le "setole" che filtrano il cibo attraverso l'acqua nei Misticeti). La verità, naturalmente, è che il Capodoglio non è né più né meno come tutti gli altri Cetacei: estremamente mansueto e per nulla pericoloso, fino a quando qualcuno non decide di dilaniare le sue carni con un arpione. Se i cetacei sono disturbati, la loro prima mossa è quella di andarsene. Se sono circondati, si immergono anche quando non hanno intenzione di farlo. Se esasperati, probabilmente batteranno la coda sull'acqua, e alcuni di loro espirano sott'acqua facendo salire un fiume di bolle d'aria in superficie. I Cetacei, inclusi i Capodogli, non rovesciano le barche. Non attaccano l'uomo, né per dissuaderlo ad andarsene né tantomeno per ferirlo od ucciderlo.
Le acque di Kaikoura, dove lo Staff di Nalinka ha incontrato i Capodogli, sono uno spazio ideale dove uomo e cetacei convivono in pace. E la Nuova Zelanda, dove si trova Kaikoura, è uno dei molti paesi che rifiuta la caccia alle balene per motivi etici, in risposta a chi, sulla base della ripresa di alcune popolazioni dopo ii massacri del passato, vorrebbe ricominciare ad ucciderle per ricavarne denaro.
KAIKOURA E IL WHALE WATCHING
Per arrivarci in macchina devi passare da strade che non assomigliano a quelle che percorriamo tutti i giorni. Il paesaggio è selvaggio, e quando sei lì ti rendi conto subito che Kaikoura non è niente più di un piccolo paesino. Eppure, grazie ai Capodogli, ai delfini e ad altri Cetacei che vivono nelle sue acque, Kaikoura è diventato un luogo famoso in tutto il mondo, ed è divenuto una metà turistica imperdibile per chi decide di viaggiare in Nuova Zelanda.
Il business del Whale Watching (l'osservazione delle balene) è fiorente ed estremamente redditizio. Lo è al punto che portare la gente a vedere le balene invece che ucciderle non è solo una questione di sensibilità, ma anche di senso degli affari. Ma il fiuto del business, si sa, non può prescindere dall'intelligenza. E poco si può chiedere a chi avrebbe disinvoltamente cancellato le balene dal pianeta se il buon senso dei più non lo avesse fermato. Per questo è giusto ringraziare Kaikoura, i suoi operatori e tutta la Nuova Zelanda per l'atteggiamento sensibile e responsabile nei confronti di patrimoni naturali che in fondo appartengono a tutta l'umanità.